domenica 1 gennaio 2012

E l'anno indignado


Fare l’inventario di un anno è sempre una cosa difficile. Da dove iniziare? Se poi l’anno viene diviso nei mesi o nei giorni vissuti, è davvero un’ardua impresa dare valore a ciascuna circostanza. Un bilancio globale, che allarghi la prospettiva e ti inserisce in un mondo di persone, più o meno vicine, aiuta per lo meno a darti un quadro generale. Il 2011 è stato l’anno degli “indignados”, delle grandi rivoluzioni che non si vedevano dalle precedenti grandi rivoluzioni. L’anno dell’indignazione generalizzata: dalla politica all’economia, fino alla società, tradotta in razzismo e xenofobia. Abbiamo avuto tutti paura dell’altro e, in questo modo, paura di noi: dal macro al micro cosmo perdendo in essi fiducia e rispetto. Indignata lo sono anche io, e non nell’accezione inerme del termine; sono indignata in modo rivoluzionario. Indignata perché non ho fatto abbastanza, indignata perché è venuto il momento di agire e reagire, perché se si è toccato il fondo, e abbiamo iniziato a scavare con il cucchiaino, forse è proprio arrivato il momento di tappare tutte le buche e iniziare a fare almeno piccole piste per le biglie; e poi chissà, magari iniziare a costruire qualcosa che non ci faccia più indignare, di cui essere veramente fieri e aperti. Se non altro, almeno provarci per quest’anno magico dei Maya.



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