venerdì 25 febbraio 2011

Come funziona la batteria dell'auto?


Mi sono imbattuta in un testo davvero singolare. L’essere umano, o meglio, l’energia dell’essere umano è paragonata alla batteria dell’auto. Si parte dal presupposto che la nostra energia è esauribile, e che dobbiamo investirla bene, per essere soddisfatti della nostra vita. Di seguito il testo citato.

“Possiamo arrabbiarci, pestare i piedi o lamentarci, ma il risultato non cambia: abbiamo un certo quantitativo di energia a disposizione e il nostro compito è gestirla al meglio. Come funziona la batteria dell’auto?
1.      La batteria dell’auto ha un polo positivo e uno negativo, ed entrambi sono assolutamente necessari!
2.      Si autoricarica con l’uso corretto. Cioè, se riaccompagniamo qualcuno e ci intratteniamo, con l’auto spenta e la radio accesa, non sorprendiamoci se non si accende: questo non è un uso corretto.
3.      Se non viene utilizzata, si scarica.
Pensiamo a noi, esseri umani:
1.      Viviamo esperienze positive e negative ed entrambe ci sono assolutamente necessarie.
2.      Ci autoricarichiamo con il rispetto di noi stessi. Una precisazione: rispetto è quando ci consentiamo di fare e dire in libertà ciò che ci piace.
3.      Quando non facciamo nulla che ci piace, ci soddisfa, ci entusiasma, ci scarichiamo. Un depresso cronico passa la maggior parte del suo tempo a letto, non fa nulla, eppure è sempre stanco. Un amante della corsa, invece, può tornare a casa stanco dopo una giornata di lavoro e andare a farsi una corsetta rigenerante. E dopo una doccia, la stanchezza sarà scomparsa e la serata aperta alle più diverse possibilità.
Provate a pensare alle attività nelle quali investite le vostre energie (batteria), fate un elenco e poi dividete la batteria in tante parti quante sono le voci della lista. Ora verificate che l’investimento in ciascuna delle parti abbia un ritorno”

…se hanno un ritorno investite, altrimenti DESISTETE E INVESTITE SULLE COSE CHE VI FANNO STARE BENE!!


sabato 19 febbraio 2011

Cogito quod sum.

"Chi sono io?" chiese un giovane al maestro. "Sei quello che pensi" rispose il maestro. E proseguì raccontando questa storia.

Un giorno, dalle mura di una città,  verso il tramonto si videro sulla linea dell'orizzonte due persone che si abbracciavano.

"Sono un papà e una mamma", pensò una bambina innocente.

"Sono due amanti", pensò un uomo dal cuore torbido.

"Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni", pensò un uomo solo.

"Sono due mercanti che hanno concluso un buon affare", pensò un uomo avido di denaro.

"E' un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra", pensò una donna dall'anima tenera.

"E' una figlia che abbraccia il padre di ritorno da un viaggio", pensò un uomo addolorato per la morte di una figlia.

"Sono due innamorati", pensò una ragazza che sognava l'amore.

"Sono due uomini che lottano all'ultimo sangue", pensò un assassino.

"Chissà perché si abbracciano", pensò un uomo dal cuore arido.

"Che bello vedere due persone che si abbracciano", pensò un uomo dal cuore traboccante d'amore.


"Ogni pensiero", concluse il maestro, "rivela a te stesso quello che sei. Analizza di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte più cose di te di qualunque maestro".


mercoledì 16 febbraio 2011

La mezz'ora d'aria

Al termine del suo incontro con la Regina di Cuori, Alice esclama: "Non si può credere a una cosa  impossibile!". "Oserei dire che non ti sei allenata molto", risponde la Regina. "Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione".
Ma è davvero salutare illudersi? Eh già! Se io penso all’impossibile per mezz’ora al giorno, sapendo che sto pensando a cose che difficilmente accadranno, è come se mi prendessi in giro.
Eppure, pensare positivo, anche quando davvero non vedi niente di luminoso intorno a te, sicuramente aiuta a superare le difficoltà, tiene la mente allenata, aperta e pronta per soluzioni inaspettate. E l’illusione, forse in pochi casi, davvero aiuta a star meglio, e a mettersi realmente in gioco., scorgendo ciò che non avresti mai visto oltre i regolari confini. A Peter Pan bastava un pensiero felice, e poi volava, alto, verso l’isola che non c’è! Tutto un programma. Alla fine, male non può farci, se riusciamo a discernere la realtà, dalla nostra fantasia, anzi, può aiutarci a tornare bambini, quando il più grosso dei problemi era quello di trovare un vestitino decente per la barbie…

giovedì 10 febbraio 2011

Era pure ora!!


Se non ora quando?
Ragionando sullo slogan della campagna che intende sintetizzare la ribellione da parte delle donne a condizioni repressive, svantaggiose, faticose, “Se non ora quando?” mi salta in mente: cazzo, era pure ora! Doveva pensarci l’unto dal Signore per farci svegliare da questo sogno (o incubo), affinché si tornasse a parlare di ciò che siamo e stiamo diventando. Indubbiamente, siamo testimoni di tante, e tante congiunture temporali a dir poco sfavorevoli: la generazione che sta peggio della generazione precedente; una classe dirigente politica che non fa neanche finta di interessarsi ai problemi del proprio elettorato (ah, si, perché grazie all’attuale legge elettorale, formalmente, non li eleggiamo personalmente noi, quindi non sappiamo neanche che faccia hanno i nostri delegati!); un team di imprenditori che ha sempre meno idee di business valide e si concentra su come rimanere sulla cresta dell’onda secondo le flessibili regole del moderno management (massimizzare gli sforzi: minimizzando il sudore/lavoro). La somma, che in questo caso purtroppo fa il totale, di tutto questo qual è? È che noi non sappiamo neanche a cosa pensare! Se non abbiamo obiettivi decisi, determinati di ciò che vogliamo essere nella nostra vita, di come vogliamo realizzarci, è perché, una volta terminati gli studi, non sappiamo dove sbattere la testa, come crescere e realizzarsi nel lavoro quotidiano che ci piace. Se i nostri referenti politici non li conosciamo, e quindi, non possiamo comunicare direttamente con loro che i nostri problemi sono “a, b, c…z,, e ancora a, b, c…z,, e ancora, a, b, c…z,, all’ennesima”, siamo costretti a sopportare un’agenda politica che non ci rappresenta, o che ci rappresenta in parte, eppure tanti di noi potremmo dire la nostra sulla soluzione dei problemi che conosciamo a fondo. Se il lavoro manca, e siamo costretti ad inventarci un’occupazione, va da sé che ci improvvisiamo tutti grandi imprenditori senza idee concrete, senza capacità manageriali, senza arte né parte! E il totale del calcolo è che ci dimentichiamo come stiamo vivendo, quali sono le nostre preoccupazioni reali, e prendiamo in prestito l’agenda degli altri, i nostri problemi sono quelli che ci dicono alla tv e non quello che abbiamo pensato noi spontaneamente. Se non ora quando? Azz, era pure ora che qualcuno ci dicesse che le donne stanno ancora più inguaiate; come se fosse per noi cosa naturale, di sopravvivenza quotidiana. Se qualcuno non ci dice che dobbiamo manifestare perché abbiamo il dovere morale di farlo, noi neanche ci pensavamo. E credo che comunque, nonostante l’unto dal Signore ci sia stato di grande aiuto per riflettere sulla nostra miserabile condizione, non tutte le donne hanno realmente capito la necessità vitale di alzare le braccia e manifestare a viso aperto. Stanno ancora pensando con la testa degli altri! Scetatevi da stu suonn!!


martedì 1 febbraio 2011

L'effetto Red Bull

L'effetto Red Bull altro non è che "mettere le ali a qualcuno", e quindi quest'ultimo vola via. Per esempio, quando si dice di sortire l' effetto red bull nei confronti di qualcuno, vuol dire che l'hai fugato da te, l'hai fatto scappare via. Ora, diverse sono le possibili interpretazioni e le relative implicazioni, ma una lettrice del blog ha detto la sua e la pubblico di seguito.
"Nunzia Cassese: mettere le ali e volare via? o mettere le ali agli altri e far volare via??
mettere le ali e volare via è alcune volte l' ultima cosa che resta da fare quando dentro di te qualcosa è spezzato, logorato a tal punto da far arrivare a una perdita di senso la possibilità di continuare....mettere le ali e volare via può essere naturale e seguire "i sentimenti che scelgono per noi" o può essere forzato perchè è l unica cosa che devi e puoi fare....ma sai che tutto era cosi prematuro dentro di te ma non fuori di te...mettere le ali e volare è sempre una scelta....che comunque non blocca chi realmente le ali ce le ha e ha voglia di continuare a volare.....
mettere le ali agli altri è un lavoro un pò difficile...nel senso che....se intendiamo per ali quella marcia in più che ci fa volare sognare e credere, andare lontano,e in profondità, le persone che incontriamo possono pure farsele uscire queste ali ma se le attaccono con la sputazzella non andranno molto lontano....so che con questa affermazioni intendevi per ali lo strumento con cui le persone si allontanano poi da te....ma io penso che in fondo poi queste ali non porterranno le persone molto lontano se non in una mediocrità di vita...scusa ma ho il dente un pò avvelenato.....le ali dovrebbero essere fatte per volare insieme non per fuggire da qualcuno.... " Citazione by N.