venerdì 4 novembre 2011

È questo il posto?

Una meta raggiunta, prima sperata, poi attraversata, infine arrivata, fino quasi a disilludersi di aver trovato il posto giusto e di aver terminato il viaggio: è questo il posto, proprio questo? Il film, con il titolo di una vecchia canzone come leitmotiv di fondo, esprime limpidamente questo naturale e misterioso concetto. Avere un posto dove andare, uno scopo, solo in questo modo si riesce a misurare se stessi, le paure, il coraggio, il perdono. Senza scopo non farai cantare messe. Senza obiettivi siamo perduti, tutti. Anche se si sceglie di viaggiare solo per conoscere, bisogna avere chiaro in mente cosa si sta cercando, e lo sapeva bene l’ottimo Lello Arena, citando per me l’ormai sconosciuto autore di “chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa cosa cerca!” Eresia! Per partire si deve avere un progetto, e magari cercarlo in un altro luogo, o un altro ancora, e poi rendersi conto alla fine che si è cercato nel posto sbagliato, ma a quel punto si avrà accresciuto la conoscenza su noi stessi, affinato le tecniche di ricerca e capito che né lì, né là è il posto giusto. Uno scopo, sempre. Anche in questi tempi cattivi che ci fanno perdere ogni fantasia, e ambire sempre meno. Allora si parte dal basso, perché anche se hai una casa che vuoi comprare, un lavoro che vuoi ottenere, una persona che vuoi conquistare, è sempre bello svegliarsi la mattina e sapere che hai un “posto” da raggiungere, e strada facendo, accorgersi di come quei posti cambieranno continuamente indirizzo.


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